Io mi chiamo Bianca e la mia storia la conoscono tutti. Mio malgrado sono diventata famosa, per colpa della mia matrigna.
Però in pochi sanno come è andata a finire dopo che il mio Principe mi ha svegliato dal sonno causato dalla mela avvelenata, e mi ha portata nel suo castello per farmi diventare la sua principessa.
Già, il castello. Non che la casa dei sette nani fosse centralissima, ma almeno un po’ di compagnia l’avevo. Mi sono invece ritrovata in un rudere, in mezzo a un bosco, a cento leghe di distanza dal negozio più vicino. E senza l’ADSL. Ma cosa importa? Noi ci amiamo … e siamo così felici di vivere insieme. Insieme a sua madre, ovviamente.
Mai creduto nello stereotipo del rapporto suocera-nuora. Anzi, sono fermamente convinta che quando ami un uomo, devi per forza accettare il pacchetto completo, parenti e amici beoti compresi.
Lei è comunque la regina della casa, lei fa girare i suoi principini intorno al suo mignolo. Lei è la MADRE. Io sono … sono quella che è arrivata dopo. Sempre seconda.
Ma che importa, noi ci amiamo.
Il castello è un po’ lugubre, ma adesso risparmieremo un po’ di soldi. E ci compreremo una casetta tutta per noi. Lontana da sua madre.
Anche se poi ogni domenica dovremo per forza andare a pranzo da lei.
Lei è la regina, la domenica arrostisce il bue con le sue mani e anche se hai voglia di dormire fino a mezzogiorno, oppure di andare in gita alla fiera nel contado vicino, non si può, la domenica è della mamma.
Poi c’è sempre qualche lavoretto da fare al castello, dipingere qualche porta o aggiustare qualche merlatura.
Ma noi ci amiamo, che importa se alla sera siamo così stanchi da addormentarci stremati sul divano della sala trono?
È bello anche questo, perchè in effetti ci vediamo così poco, il lavoro da principe azzurro è duro.
Una guerra qui, una crociata la, il calcetto con gli amici il lunedì, la coppa dei campioni il mercoledì.
Ma io amo il mio principe e sono felice solo se lui è felice.
E poi ho sempre da fare, gestire un castello non è mica cosi semplice. L’anno scorso abbiamo pagato un botto per il riscaldamento. Colpa dei soffitti troppo alti.
Allora ho trovato un lavoretto, e abbandonato gli studi. Sognavo una carriera da wedding planner, ma la mia famiglia è più importante.
Il lavoretto ha iniziato a girare, è diventato un lavoro a tempo pieno, che mi porta a stare fuori casa tutto il giorno, però guadagno bene. Per fortuna, perché lo stipendio da principe azzurro è un po’ misero. Ma che importa se io guadagno più di te? Quello che è mio è tuo.
Poi, finito il lavoro, ci sono un sacco di incombenze da sbrigare, le bollette, la banca, la posta, la spesa.
Il mio principe, poverino, non sa mai dove mettere le mani, e io sono così brava a organizzare tutto. Lui sta tutto il giorno nella cava di famiglia a lavorare, è giusto che abbia del tempo a disposizione per rilassarsi.
Io in fondo posso sbrigare tutto prima del tramonto, facendo anche in tempo a cucinargli la zuppa.
E così, il tempo passa, la mia vita va avanti. La nostra vita va avanti.
Va avanti? Diciamo che è un po’ sempre uguale. Gli amici, il castello, il lavoro. Niente vacanze, perché inutile buttare i soldi, viviamo così in un bel posto, e poi abbiamo il nostro galeone con cui scorrazzare, sulle acque locali.
Peccato che per me andare in barca significhi un giretto sotto il sole, con cappello, occhiali e bikini, magari un bel libro e una gazzosa.
Non certo saltare da una parte all’altra con una corda in mano.
Ma cosa conta, l’amore o la nausea da mal di mare?
L’AMORE!!!
Ogni tanto parlo con Pisolo, il mio più caro amico tra i sette nani, che ormai non vedo quasi più. Per un nano senza patente, cento leghe di distanza sono tante.
L’altro giorno mi ha detto ‘Bianca, non sei più tu.’ E ci sono rimasta male. Perché dice così, solo perché metto al primo posto l’amore?
Magari Pisolo è solo invidioso della mia vita da principessa.
E intanto sono passati gli anni.
E un giorno il principe azzurro si è svegliato e mi ha detto che non mi ama più.
Che sono troppo speciale. Che l’armatura in casa la porto io. E lui si sente meno guerriero.
Lui avrebbe voluto gestire di più il nostro maniero e la nostra principesca vita, ma io non gli ho dato spazio.
Ha deciso di rifarsi una vita, di capire cosa vuole fare da grande. Ovviamente insieme a una locandiera di vent’anni, che ogni volta che lui le apre una bottiglia, lo fa sentire Nembo Kid.
E io sono qui. I miei amici sette nani sono tutti sposati. Eolo ha pure due bambini, vanno già alla miniera di diamanti con lui.
Mi è rimasto il mutuo del castello da pagare, la mia armatura scintillante da lucidare, e una mela mezza morsicata su una mensola.
La tengo li, e ogni tanto la guardo. Mi serve a ricordare che a volte il rospo, è solo un rospo. E anche se lo baci e lo ribaci. Rimane un rospo.
Adesso vado, devo ancora riempire il camino, lucidare gli argenti e portare il drago a far pipì.
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