L’AUTORE: Lorenzo Marone, napoletano, nato nel 1974, ex avvocato. Ecco direi che la chiave di questo autore che mi era sconosciuto è tutta qui: EX. Rispetto (e invidio) chi decide di capottare la propria vita per seguire l’istinto. Per fare quello che vuole veramente. Non è mai troppo tardi per trovare la propria strada.
IL LIBRO: Una storia che inizia su un pianerottolo, un uomo anziano e piuttosto burbero, con il cuore grande e arido. Un altro uomo che ormai non si aspetta più nulla dalla vita e che scopre invece che l’amicizia può far diventare eroi. Una donna che ama i gatti più del prossimo suo, e fa bene. E una ragazza bella triste. Intorno a loro una galleria di personaggi, i figli, i nipoti, un’amante e i ricordi degli affetti, soprattutto quelli che non ci sono più. Perchè essere ancora felici è possibile. A volte è pure più facile del previsto. Basta lasciarsi un po’ andare.
Ogni pagina di questo libro ti lascia un sapore dolce amaro in bocca. Ti fa sorridere, ti fa pensare, ti strappa quei sorrisi a mezza bocca che significano ‘uh si quanto è vero’. E’ uno di quei libri che non vedi l’ora di finire per capire cosa succede ai personaggi (io l’ho finito l’altra notte alle 3.15), ma che vorresti non finisse mai.
EXTRA: Lorenzo Marone ha catturato la vera essenza del gatto, che è un po’ Fuffi e un po’ Belzebù
LE FRASI SCELTE DAL TENERO GIACOMO:
La verità è che nel letto non riesco a stare un minuto fermo, rilascio l’energia accumulata dutante la giornata, un po’ come il mare d’estate che raccoglie il calore del giorno per donarlo alla notte. Mia nonna diceva che quando il corpo non vuol saperne di riposare bisogna starsene immobili; dopo un po’ il fisico capisce che c’è poco da fare casino e si acquieta.
Si crede di non avere bisogno di nessuno finchè ci si ccorge di non avere più nessuno. E quando succede, è un bel casino.
Ricordo che dopo i primi rifiuti mi confidò che avrebbe rinunciato, e io per giorni provai a convinverla a non abbandonare la sua strada e a non farsi abbattere dalle difficoltà. E? buffo pensarci oggi, eppure le ripetevo semplicemente quello che dicevo ogni notte nel letto a me stesso, si non smettere di desiderare una vita diversaa, di continuare a rincorrere i sogni, non scendere alla prima fermata, anche se sembra la più comoda.
I ripostigli sono luoghi ostili, dove aleggia una strana malinconia. E’ ver0 che gli oggetti messi da parte non sono altro che ricordi messi da parte, si da conservare, ma da non tenere sempre davanti ai piedi. Perciò, quando poi un pomeriggio come tanti spalanchi la porta del ripostiglio, quasi ti sembra che tutti quei ricordi ti stiano cascando in testa per il dolore che senti.
Ci sono due modi di affrontare le cose, con disperazione o con ironia, e nessuna delle due cambia le carte in tavola. Il risultato finale non spetta a noi deciderlo, ma come trascorrere gli ultimi cinque minuti di recupero si.
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